tradescandia pallida

Basta con i giovani, da "Il conformista" di Massimo Fini (1990)

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_NiKoPoL_
view post Posted on 13/9/2009, 02:12 by: _NiKoPoL_




Finalmente una discussione seria, complimenti per l'entusiasmo. Evidentemente è stato toccato un tasto dolente.

Alcune osservazioni:
- L'articolo è del 1980, vale a dire trent'anni fa. Non proprio l'altro giorno, quindi attenzione.
- Avendo scritto su l'Avanti e l'Europeo è presumibile che Fini abbia un pensiero vicino a quello del centrodestra italiano.

A Marta Conte: (ormai un pò ci consciamo quindi mi perdonerai se parlo così schiettamente, ciò non mina comunque il rispetto che ho di te)
Faccio difficoltà a trovare dell'autoironia nelle tue parole e trovo curioso che una persona che si sia dichiarata non superficiale abbia interrotto la lettura di un articolo perchè offesa. Inoltre, pur non essendo coinvolto nel tuo discorso, questa superficialità abbinata a ipocrisia, i toni eccessivamente violenti, gli attacchi personali, fanno sospettare che non ti sia fermata più di tanto a riflettere su quello che effettivamente si voleva dire.
Non si mette in dubbio la creatività dei giovani, ma l'effettiva profondità del loro elaborato. è oggettivamente vero che nessuna opera giovanile presenta la stessa intensità di contenuti di un'opera della maturità. E se, come tu stessa affermi, è vero che i giovani sono più influenzabili, allora ci sarà qualcuno che lo è di meno. Questo vale tanto in un sistema come il nostro, quanto in un regime dittatoriale, che, come si fa notare, richiede una certa "muscolarità" prontamente esercitata e sostenuta da una gioventù imbottita di propaganda.

A Marta De Rubertis:
Di nuovo complimenti, vedo che ci hai perso dietro parecchio tempo.
A mio avviso hai però abusato delle citazioni e le hai adoperate in modo scorretto isolando le frasi dal contesto cosa che ritengo dovuta a una lettura poco attenta al senso generale dell'articolo come poi si deduce dai commenti.

L'articolo si pone prima di tutto come critica alla retorica sui giovani, non ai giovani. Le parole dure sulla gioventù sono funzionali alla sua critica, non fine a se stesse. Nell'ultima parte infatti si denuncia l'operazione di negazione del futuro, della crescita e dell'accumulo di esperienza perpetrata a danno dei giovani.

C'è innanzitutto nell'articolo un'osservazione vera: che, come ho detto nella seconda parte della risposta a Marta (Conte), i giovani sono effettivamente più inesperti, superficiali, egocentrici, conformisti e, per dirla tutta, stupidi. Perchè se non altro a parità di intelligenza, l'adulto sopperisce con l'esperienza.
E dunque il fatto che i giovani siano più malleabili li rende perfettamente atti, più di tutti gli altri, a sostenere quei regimi che fanno dell' influenzabilità della gente la propria forza e garanzia di esistenza. La loro malleabilità non costituisce di per sè un rischio per la democrazia (come invece tu cerchi di far dire a Fini).

Di qui il senso di quanto detto sulla Rivoluzione di ottobre. Dal momento che Lenin e Trotzkij non avevano nessuna intenzione di instaurare una dittatura totalitaria - e che nessuno si azzardi a dire il contrario perchè vuol dire che non ha compreso per nulla l'anima del comunismo - ma desideravano al contrario che la popolazione comprendesse (sottolineo l'importanza di comprendere in contrapposizione a credere) che, in quella situazione, l'unico mezzo per emanciparsi era la rivoluzione. Non avevano bisogno di masse malleabili ma di gente consapevole (ma comunque incazzata) e non avevano dunque bisogno di rivolgersi a quella perte del popolo che è allo stesso tempo più malleabile e meno consapevole. (mi pare inoltre che si parli di:"giovani e, in particolare, studenti" e poi:"giovani e studenti". Non sussiste dunque quella contradizione che tu dici)

Infine si: è vero che la ferma convinzione - traducibile per me con la "purezza" - dei giovani è positiva perchè li rende capaci di agire con grande forza e determinazione. Vero è però che molto più spesso li rende ciechi e insensibili, incapaci di autocriticarsi a causa della consapevolezza di essere "puri" e sostenuti in ciò dalla retorica. Ed è vero che è molto facile giocare a fare i puri e duri quando non si hanno responsabilità. Quanti di quelli che da giovani parlavano di morale e ideali (autoriferimento?) si sono ricreduti o, peggio, hanno continuato a parlarne ipocritamente? Troppi. E il fatto che non ci sia una sostanziale differenza tra gli invecchiati delle vecchie generazioni di idealisti e le nuove di nichilisti - o senza ideali -, perchè tutte e due alla fine hanno prodotto lo stesso risultato, dovrebbero portarci a riflettere su quanto la purezza di ieri fosse effettivamente frutto di necessità o di vocazione. Il giovane non è di per se puro o convinto o determinato. Lo è in presenza di qualcosa per cui valga la pena di esserlo, il che va bene, ma è questo il significato di "necessità": tolto l'ideale, finita la purezza.
Appunto, la nostra generazione.
 
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14 replies since 11/9/2009, 22:16   406 views
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